Rapporto dell'evento dal 16 al 18 maggio 2023
Dalla mattina del 16 fino a tutta la giornata del 17 maggio una perturbazione sull’area mediterranea ha apportato precipitazioni diffuse sull’intero territorio regionale, particolarmente intense e persistenti sul settore centro-orientale, già interessato dal gravoso evento del 2-3 maggio, che aveva fatto registrare piene prossime o superiori ai massimi storici con rotte arginali ed esondazioni, nonché centinaia di fenomeni franosi, da piccoli smottamenti a frane di grandi dimensioni.
Rapidi innalzamenti dei livelli idrometrici si sono registrati dal 16 maggio su tutti i corsi d’acqua maggiori e minori del settore centro-orientale della regione, con più impulsi successivi nei tratti montani, che si sono sommati nei tratti vallivi, generando onde di piena con elevatissimi volumi. Su Samoggia, Idice, Quaderna, Sillaro, Santerno, Senio, Lamone, Montone, Ronco, Bevano, Savio e Rubicone, sono stati registrati livelli al colmo ancora più alti delle piene di 14 giorni prima, in alcuni punti superiori ai massimi livelli rilevabili dagli strumenti, mentre la mareggiata sul litorale romagnolo ne ostacolava il deflusso in mare. Piene localmente superiori alle soglie 3 hanno interessato anche il Secchia, il Panaro, il Reno ed il Marecchia.
L’eccezionale altezza e durata dei fenomeni di piena ha causato effetti sul territorio ancora più ingenti della piena di inizio maggio, sia nei tratti vallivi che in quelli pedecollinari dei corsi d’acqua, dove si sono verificate esondazioni, intensi fenomeni di erosione, sovralluvionamento e trasporto solido, sormonti arginali, ed effetti secondari quali occlusioni delle luci dei ponti con rigurgito delle piene a monte, nuove rotte ed aggravamento di quelle ripristinate con interventi provvisori nei giorni precedenti.
Le nuove precipitazioni del periodo 16-17 maggio, più intense ed estese di quelle di inizio mese, hanno fatto raggiungere cumulate di precipitazione superiori ai massimi storici registrati in 17 giorni sul territorio regionale dal 1961, e aggravato le centinaia di fenomeni franosi già presenti sull’Appennino centro-orientale a causa dell’evento del 2-3 maggio. Il totale dei movimenti di versante è salito a quasi un migliaio, da piccoli smottamenti a frane di grandi dimensioni, superiore a quello di ogni altro evento verificatosi sul territorio regionale da almeno 100 anni.
Numerosissime frane hanno interrotto la viabilità sul territorio bolognese, ravennate e forlivese, ma anche nel modenese e reggiano, isolando alcuni centri abitati, mentre molte altre frane hanno interessato porzioni di versante più estese, con ingenti danni ad infrastrutture, edifici ed attività produttive.
La previsione anticipata dell’evento, con l’emissione dell’allerta rossa di protezione civile, ha consentito di mettere in campo il livello più alto di mobilitazione, attraverso l’attivazione dell’Unità di Crisi nazionale e delle colonne mobili regionali, con numerose evacuazioni, sia preventive che in corso di evento.