Pollinosi e allergie

La pollinosi rappresenta uno dei più noti aspetti della patologia allergica che si manifesta con disturbi anche gravi delle funzioni respiratorie. La manifestazione allergica è provocata alla presenza in aria di corpuscoli che, insieme ai granuli pollinici, costituiscono l'aeroplancton (spore, batteri, acari).
Recenti studi dimostrano che negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento dei soggetti interessati alla problematica soprattutto in ambito urbano. Tale situazione potrebbe dipendere dalla concomitanza di altri agenti irritanti (ad esempio gli inquinanti atmosferici, inquinamento da riscaldamento e da motorizzazione ecc.) a cui sono sottoposte le popolazioni cittadine.
La frequenza delle manifestazioni allergiche varia sensibilmente in relazione all'ambiente (posizione geografica, esposizione, altitudine ecc.), alla stagione, alla tipologia floristica (anche dell'arredo urbano) e dalle condizioni climatiche (la temperatura, umidità dell'aria, il vento e le precipitazioni) che possono modificare la comparsa e la concentrazione dei pollini in aria e la reazione dell'organismo.
Le specie polliniche di maggiore interesse dal punto di vista allergologico sono quelle che presentano un meccanismo riproduttivo basato sull'impollinazione anemofila, ossia affidano il trasporto del loro polline al vento. I granuli pollinici di queste piante hanno spesso dimensioni ridotte (inferiori a 40 µm) tanto da poter rimanere a lungo sospesi nell'aria e venire facilmente inalati. Le dimensioni hanno una notevole influenza sulla localizzazione dei granuli nei diversi tratti dell'apparato respiratorio provocando una differente espressione allergica. Le particelle con diametro inferiori ai 10 µm possono causare manifestazioni asmatiche. Inoltre, le piante a diffusione anemofila sono caratterizzate da un'elevata produzione di granuli pollinici che rappresenta appunto la principale strategia per il successo dell'impollinazione.
I pollini di maggiore interesse dal punto di vista allergenico appartengono alle seguenti famiglie botaniche: graminacee, urticacee (Parietaria) e oleacee (Olivo). Da diversi anni si sono osservati casi di sensibilizzazioni verso altri generi quali: nocciolo e carpini (Corilacee), cipressi (Cupress/Taxacee), ontano e betulla (Betulacee), ambrosia (Composite) e pini (Pinacee).
Recente è anche l'attenzione posta alle spore fungine sia perchè spesso possono essere responsabili di gravi complicazioni nelle patologie respiratorie, sia per gli aspetti fitopatologici. In considerazione di questo nei centri di rilevazione di Arpae Emilia-Romagna, sono oggetto di monitoraggio e previsione le spore di Alternaria e di Stemphylium.

ultima modifica 2021-11-21T22:56:13+02:00