Come cavolo mangi ?

logo Come cavolo mangi.jpgPartendo dalla consapevolezza che alimentarsi è innanzitutto “un atto agricolo” (Wendell Berry), si è cercato di avvicinare il contesto rurale e peri-urbano alla città, di favorire il dialogo tra il cittadino-consumatore e l’agricoltore-produttore per l’aumento della competitività delle piccole e medie imprese, attraverso un approccio integrato, capace di coniugare la dimensione sociale e ambientale dell'agricoltura in un modo innovativo. Ceas, produttori locali, ristoratori e fattorie didattiche, sono stati protagonisti in momenti di formazione per i bambini, visite e laboratori nelle aziende agricole, eventi di scoperta del vicino mondo rurale e di conoscenza dei prodotti agricoli rivolti alle famiglie e ai cittadini ed infine momenti di confronto e scambio con il settore della ristorazione.

Il progetto Come cavolo mangi? si inserisce nel contrasto dello spreco di cibo: in Unione Europea vengono sprecati ogni anno 88 milioni di tonnellate di alimenti ed è stato stimato che ogni anno in Italia se ne buttano circa 16 miliardi di euro, pari all'uno per cento del prodotto interno lordo. Si tratta di cifre da capogiro, che impongono un cambio di rotta, sia in termini sociali che ambientali. La Regione Emilia-Romagna è molto attenta e sensibile al tema, si veda la legge regionale N.16 del 2015, uno strumento normativo che promuove il riciclaggio e la prevenzione per consegnare alle generazioni future un territorio più pulito, sano e stabile dal punto di vista economico. Secondo un sondaggio della Coldiretti, realizzato con l’entrata in vigore della legge Gadda (166/2016 sulle “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”) si è visto che l’atteggiamento degli italiani nei confronti del cibo avanzato al ristorante si allontana un po’ dagli obiettivi nazionali e regionali e che poco si confà ad un paese in cui è stata firmata nel 2015 la Carta di Milano.  I dati riportano infatti che il 20% degli italiani solo talvolta porta a casa i resti della cena fuori e che il 25% ritiene che sia un gesto da maleducati, da poveracci (se non da cafoni), quindi si vergogna di chiedere al ristoratore di impacchettarglieli.

Questo è il quadro in cui si è inserito il progetto Come cavolo mangi? che ha coinvolto direttamente i Ceas insieme a ristoranti, agricoltori (produttori e fattorie didattiche) e cittadini, con l’obiettivo di mettere in evidenza le opportunità di sviluppo esistenti nella lotta allo spreco alimentare. Il progetto poneva come tema principale la conoscenza del cibo attraverso esperienze dirette con l’obiettivo di sviluppare azioni di prevenzione dello spreco alimentare. Da dove viene, come nasce, come si ricava, come si prepara, quali sono le difficoltà e le fatiche, ma anche la soddisfazione per ottenere un prodotto unico e di alta qualità.

“Come cavolo mangi?” è un gioco di parole che si apprezza e si accetta come fosse una sfida, un progetto di educazione agro-ambientale e alimentare integrato, che ha coinvolto direttamente e parallelamente diversi settori: quello dell’istruzione, della produzione e della ristorazione, secondo tre linee di lavoro:

1.   Scuole, famiglie e Fattorie didattiche

2.   Lo spreco alimentare nei comportamenti dei ragazzi a scuola e a casa

3.   Ristoranti, agricoltori e cittadini

 I percorsi realizzati hanno messo in luce gli impatti ambientali, con particolare riguardo al tema dell’energia e dei rifiuti, ragionando sulla provenienza dei prodotti agricoli e dei fattori di produzione, sulla loro stagionalità, sulla filiera produttiva e sulle modalità di confezionamento dei prodotti stessi. Si è approfondito il tema della capacità delle fattorie didattiche, che operano nella filiera locale della bio-agricoltura, di offrire un prodotto che si distingua per la sua maggiore sostenibilità ambientale, con minore contenuto di energie fossili, minori emissioni atmosferiche e climalteranti, riduzione degli scarti e degli sprechi alimentari, circolarità del processo produttivo, ecc. In stretta collaborazione con le Fattorie didattiche della rete regionale si è evidenziato un percorso eco-sostenibile al fine di fornire cibo “più buono” e valorizzare le sane abitudini alimentari. Lo spreco di cibo, inoltre, è stato affrontato non solo come una relazione tra causa (i forti e diffusi scarti alimentari) ed effetto (le ripercussioni di carattere ambientale, sociale ed economico), ma anche come rapporto tra individuo ed ambito sociale.

ultima modifica 2021-11-21T22:33:56+02:00